15-3-2005
Intervento: diceva
che la più grande impresa del potere è stata quella di riuscire a farsi amare…
in qualche modo ci sarà pure riuscito…
Sì, come le religioni, è la stessa
struttura…
Intervento: nella
conferenza di giovedì Il potere delle donne io mi sono trovata a compiere una
descrizione della struttura linguistica dicendo che io sono un elemento della
struttura però trovavo una difficoltà nel trovarmi a descrivere e questo in
funzione delle persone che ci ascoltano, come se giocando questo gioco io dessi
per scontato che esiste una certa cosa che si chiama linguaggio estromettendomi
dalla struttura stessa
Non necessariamente, lei dice che
ogni volta che io descrivo il linguaggio allora mi pongo fuori dal linguaggio?
Intervento: non
sto dicendo questo devo concludere e poi riprendere…
Rimane incomprensibile soprattutto
per chi ascolta…
Intervento: la
questione è abbastanza complessa è la questione dell’autoreferenzialità
E allora?
Intervento: quando
io faccio i conti con delle catene nel mio pensiero che allacciano qualsiasi
cosa pur di proseguire diventa complessa la questione
Saprebbe dire perché?
Intervento: Diventa
più complessa
Diventa più complessa perché lei
vuole che sia così, in modo che se è più complessa allora…
Intervento: solo
che sta a noi trovare una struttura per cui si riesca a parlare in un modo
semplice
In modo semplice? Ma è già
semplice, però come sappiamo benissimo ciò che risulta un ostacolo è la
considerazione che le cose che andiamo dicendo intanto urtano contro il senso
comune, e poi in ogni caso non sono praticabili e quindi e quel tizio muove
dalla prima posizione, cioè urta contro il senso comune, poi perché sia
particolarmente affezionato a questo tipo di obiezioni mah, forse perché gli
piace venire lì a fare questo gioco. Però non è tanto la questione della
semplicità, quello che diciamo è molto semplice, almeno quando siamo lì in
libreria non diciamo cose particolarmente difficili da capire, però certo urta
il senso comune e quindi viene rigettato anche se lo abbiamo detto un milione
di volte: si piega la ragione ma non si persuade, e ho notato con disappunto
che nonostante i titoli vengono richiamate sempre meno persone, quindi la
questione retorica Sandro certo, anche nel caso dell’intervento di quel tizio
forse si poteva usare di più la retorica però occorre molto esercizio. Faccio
un esempio giusto per intendere come la questione retorica possa essere utile
per zittire l’altro, in effetti la retorica serve anche a questo, cioè mettere
l’altro in condizioni di non potere più obiettare. Lui aveva detto, riprendendo
la questione che aveva posta Beatrice dell’attrazione fra uomini e donne,
attrazione sessuale in prima istanza, aveva detto che se c’è attrazione, se
prova attrazione per una donna questa attrazione va al di là di qualunque
linguaggio, che di fronte all’attrazione sessuale il linguaggio non può niente,
ma allora come si verifica che per esempio io sono attratto dalle donne con i
capelli verdi, com’è che una persona è attratta da alcune donne e da altre no? Che
hanno certe caratteristiche e altre no? E allora l’attrazione sessuale dipende
da queste caratteristiche ma queste caratteristiche come si sono formate, in
base a che cosa, perché una persona è attratta da alcune cose e un’altra da
altre? No, lui tira fuori i feromoni gli ormoni sessuali e allora gli ormoni
sessuali distinguono tra i capelli biondi e quegli scuri?
Intervento: come
dire che è l’adrenalina che provoca la paura
In questo caso la retorica lo
avrebbe zittito, perché a questo punto non avrebbe più saputo cosa dire,
sarebbe stato di fronte alla impossibilità di proseguire la sua argomentazione
perché mostrata falsa, come dire che la sua stessa argomentazione porta a
conclusioni diametralmente opposte perché è vero che c’è attrazione sessuale e
questa attrazione sessuale non è naturale, certo a quel punto avrebbe potuto
ricorrere ai soliti animali, gli animali sono attratti ma allora lì di nuovo
altra questione retorica: è la stessa per cui il ferro è attratto dalla
calamita? È uguale o diverso? Ché se è uguale allora in questo caso è un
fenomeno fisico a cui noi abbiamo attribuito un certo valore, e funziona perché
inserito all’interno di un gioco linguistico, perché noi diciamo per esempio
che il ferro è attratto dalla calamita, dicendo questo che cosa facciamo
esattamente? Definiamo una legge naturale oppure facciamo un gioco linguistico?
Se è una legge naturale allora effettivamente non appartiene al linguaggio,
come dire che si verifica sempre e comunque in qualunque situazione
indipendentemente da qualunque altro fattore, da qualunque altra
considerazione, cioè esiste di per sé, ora sappiamo che l’esistenza di qualche
cosa deve la sua esistenza al fatto che esista per qualcuno, se non esiste per
qualcuno allora non esiste e a questo punto affermare che comunque il ferro
sarebbe attratto dalla calamita che senso ha? Che cosa dice esattamente visto
che non c’è nessun modo per verificare una cosa del genere né alcunché per
potere affermare che esiste. Ma allora in che cosa si distingue una affermazione
del genere da qualunque affermazione di carattere religioso, per esempio: dio
esiste. Posso provarlo? No. In assenza di linguaggio potrei provare che il
ferro è attratto dalla calamita? No senza nessuna possibilità di provare
alcunché esiste il fenomeno di cui si chiacchiera? Oppure no? Per esempio nella
fisica assolutamente no, se non puoi provare niente non significa assolutamente
niente, e allora non potendolo provare ha la stessa forma della affermazione
che dice che dio esiste, e quindi in ambito teorico un’affermazione del genere
non significa assolutamente niente, perché significhi qualcosa occorre che ci
sia il linguaggio, solo allora esiste ma esiste in modo dipendente dal
linguaggio e non solo la fa esistere ma fornisce i criteri di valutazione, di
prova, cioè i criteri di esistenza. Tutto questo lo fornisce il linguaggio che
pertanto non è che descrive qualcosa che è di fuori di lui, perché se fosse al
di fuori di lui non ci sarebbe, né ci sarebbe mai stato quindi a questo punto
dobbiamo dire che se questa attrazione sessuale è tale come l’attrazione del
ferro verso la calamita allora anche in questo caso il fatto che il ferro sia
attratto dalla calamita è un gioco linguistico perché deve al linguaggio la sua
esistenza e non soltanto è il linguaggio che ci consente di stabilire una cosa
del genere, di vedere una cosa del genere, di poterla misurare, valutare e
considerare in tutte le sue forme svariate e varie, ed essendo il linguaggio
che ci consente di fare questo ed essendo il linguaggio costruito, fatto in un
certo modo allora tutto ciò che possiamo trovare, inventare, scoprire,
calcolare, misurare ecc. tutto questo dipende dal linguaggio, è vincolato alla
sua struttura, per cui teoricamente le cose potrebbero anche essere in modo
totalmente differente, solo che abbiamo questo unico strumento di valutazione
che è il linguaggio e che pertanto a noi appaiono come il linguaggio ci
costringe a considerarle. Potrebbe essere in tutt’altro modo? Potrebbe certo,
perché no? Ma noi le vediamo così e cioè il linguaggio le costruisce in questo
modo, attraverso al sua struttura, e poiché non abbiamo nessun altro modo per
farlo siamo vincolati a questa struttura e quindi anche in quel caso
l’attrazione, come se fosse ferro attratto dalla calamita, in assenza di
linguaggio non solo non potremmo dire che il ferro è attratto dalla calamita,
ma non ci sarebbe nessun ferro e non ci sarebbe nessuna calamita…
Intervento:…
Sì questa questione di dovere
provare ciò che si afferma esiste per chiunque, anche per chi compera un chilo
di mele al mercato, o sta valutando l’esistenza dei buchi neri o chi deve
trapanare un cranio o chi, come noi si occupa invece delle cose più sofisticate
o eccelse, cioè delle condizioni stesse di tutte queste operazioni. Dunque
ciascuno ha la necessità di provare quello che afferma perché è il linguaggio
che costringe a farlo, e se non giunge a una proposizione che può affermare
come vera il linguaggio di lì non prosegue…
Intervento: però
lei dice che ha necessità di provare quello che afferma… pensavo la questione
del senso comune… il senso comune immagina che il senso comune spieghi tutto o
sia già spiegato per cui ciò che afferma il senso comune non ha bisogno di
essere provato retoricamente lei ha fatto l’obiezione al senso comune che per
esempio nel caso che ha fatto lei non è scontato, fatto sta possiamo dire che
l’attrazione quella della calamita possiamo equipararla a quella che c’è fra un
uomo e una donna? Posta in questi termini il senso comune cosa avverte? Avverte
che qualcosa che riteneva assolutamente scontato e piegato non lo è, è per
questo che si rimane zitto rispetto
Sì, è un effetto di straniamento…
Intervento: poi
lei diceva che ha la necessità di provare quello che dice, il senso comune non
ha nessuna necessità
Perché suppone che sia già
provato: tutti pensano così allora vuole dire che è così…
Intervento: si
tratta di trovare all’interno di un discorso quella affermazione che
assolutamente non è stata provata
Rimette in discussione qualcosa
che mai pensava di mettere in discussione: il fatto che i sessi opposti si
attraggano, e che questo non sia un fatto naturale non passa per la mente a
nessuno di metterlo in gioco, si “sa” che è così, ma perché l’ha sentito dire e
perché tutto sommato gli va bene così…
Intervento:…
In questo caso questa credenza popolare legittima tutta una serie di cose, di comportamenti etc. e come spesso accade toglie ogni responsabilità perché è un fatto di natura.