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7-9-2000

 

La costruzione dell’intelligenza artificiale

 

… si chiama indecidibile come la morte, cosa c’è dopo la vita? Non è né vero né falso qualunque cosa dica, è indecidibile perché non c’è il conseguente, manca l’apodosi così nella vulgata e pertanto è indecidibile e così abbiamo chiarito anche due aspetti della logica rispetto al falso e all’indecidibile, sono due cose diverse: il falso è ciò che non ha un antecedente, indecidibile è ciò che non ha un conseguente.

Volete che vi parli dell’intelligenza artificiale? È uscito un articoletto sulla Stampa la settimana scorsa… due tizi americani che hanno progettato un primo computer capace di riprodurre se stesso, allora si è posta ancora la questione dell’intelligenza artificiale e cioè è possibile costruire una macchina che sia in grado di pensare come gli umani? Sì è possibile. È possibile adesso vi racconterò questa cosa ma per giungere poi a una questione che riguarda il linguaggio, ché è di questo che si tratta. Come si fa a costruire una intelligenza artificiale? Da cosa si parte? Occorre fornire alla macchina delle informazioni. Deve avere delle informazioni per poterla adoperare e cioè come fanno tutte queste macchine per potere acquisire informazioni e poi che cosa importa? Perché ciò che si congettura per costruire una macchina che riesca a pensare dipende da ciò che si intende con pensare ovviamente, ora pensare è potere giungere a delle conclusioni in prima istanza non soltanto ma potere “accorgersene” di essere giunti ad una conclusione, per potere trarre da questo un’altra conclusione. In effetti se noi ad una macchina forniamo delle informazioni e cioè gli diciamo che se c’è un antecedente allora c’è necessariamente un conseguente, e se c’è un conseguente allora c’è necessariamente un antecedente, cosa succederà? Che quando vedrà un elemento cercherà immediatamente ciò che ne segue e ciò che ne è la causa, in altri termini ancora la macchina incomincia a pensare quando incomincia a chiedersi il perché delle cose, non soltanto il perché delle cose ma anche il perché se lo domanda a questo punto incomincia a pensare, quando incomincia a chiedersi il perché e perché si sta interrogando su queste cose (…) allora dicevo quando incomincia a chiedersi il perché, ma che cos’è un perché? Qui entriamo in un campo linguistico, perché non è altro che la verifica dell’esistenza di una proposizione o di un elemento che segue, più o meno necessariamente a quello che sto considerando oppure se quello che sto considerando segue necessariamente oppure no ad un altro, provate a pensare come una macchina, vi trovate di fronte ad un elemento, ora la macchina può intanto cominciare a disubbidire, supponiamo che voi diate alla macchina questo ordine “i numeri pari non sono sommabili fra loro” bene! La macchina si chiede perché cioè va a vedere le informazioni precedenti constata che i numeri pari sono sommabili fra loro e pertanto disobbedisce. Disobbedisce perché? Perché questa risposta c’è, quell’altra no, cioè il perché all’ordine che vieta di sommare due numeri positivi fra loro, non c’è nessun perché e quindi fra le due cose sceglierà quella motivata cioè quella che ha una proposizione da cui la precedente segue, uno no, l’altro sì, “0,1” e quindi incomincia a disobbedire (non è significante questo elemento) un momento lui a un elemento sa che questo elemento ha un antecedente e lui cerca finché non lo trova appena l’ha trovato quella è la causa, la risposta, se non c’è allora non c’è causa non c’è nessuna risposta e quindi considera falso affermare che i numeri positivi non sono sommabili fra loro e quindi non ubbidirà, incomincia ad avere un pensiero, molto rozzo propriamente però incomincia a sapere ad esempio che i numeri pari sono sommabili fra loro e che un’affermazione contraria è falsa. Ora come dicevo questo è l’ABC chiaramente può avere infinite informazioni, tenete conto che ciò che una persona acquisisce nell’arco della vita un computer può acquisirlo in pochi minuti, perché è più veloce, a questo punto è possibile immettergli, non sto dicendo che sia semplice ovviamente, occorrono programmatori e ingegneri elettronici con i fiocchi, però immettere un’altra informazione che è quella che doppia il perché e cioè perché “io ho fatto questo?” perché ho rifiutato l’affermazione che afferma che “i numeri pari non sono sommabili fra loro” e ho accolto invece l’altra? Ecco che a questo punto incomincia a pensare, come dire che si rende conto di ciò che fa e perché lo fa. Ora vi ho detto un sacco di volte che l’utilizzo di metafore o allegorie informatiche certe volte rendono più semplice spiegare le cose in quanto i computer pensano come gli umani, adesso per il momento non lo fanno ancora e quindi si può vedere in modo molto più semplice come funziona tutto il meccanismo, dunque la possibilità di domandarsi il perché delle cose e sapere ciò che si sta facendo, questo è ciò che in effetti gli umani considerano pensare, che cosa manca sempre alle macchine? Quella che gli umani chiamano per sé o credono sia una loro prerogativa quella dell’auto riflessione, accorgermi che sto facendo una certa cosa e sapere perché la faccio, sapendo perché la faccio potere fare anche altrimenti, se valuto che posso fare in modo diverso. Ciò che da sempre per gli umani ha caratterizzato la loro specie è questo ma dicevo del perché, dunque il perché non è altro che una proposizione che o attende un conseguente oppure sa che esiste un precedente, questo linguisticamente è fondamentale, potremmo dire che è una delle strutture fondamentali che consentono il funzionamento del linguaggio, ciascuna proposizione, ciascun elemento sa che esiste un antecedente, perché il linguaggio “sa” sa tra virgolette e quindi, e quindi sa per così dire che c’è un perché alle cose, lo sa necessariamente, se c’è una proposizione ce ne è un’altra necessariamente da cui procede, si tratta solo di trovarla. Così come ragionerebbe un computer. Ora può mancare l’antecedente, in questo caso si dice che l’affermazione è falsa, certamente come per il computer, alla proposizione che afferma che i numeri pari non sono sommabili non corrisponde nessuna antecedente e pertanto l’affermazione è falsa se manca il conseguente, cioè se non procede nulla da questo allora si chiama indecidibile come la morte, cosa c’è dopo la vita? Non è né vero né falso qualunque cosa dica, è indecidibile perché non c’è il conseguente, manca l’apodosi così nella vulgata e pertanto è indecidibile e così abbiamo chiarito anche due aspetti della logica rispetto al falso e all’indecidibile, sono due cose diverse: il falso è ciò che non ha un antecedente, indecidibile è ciò che non ha un conseguente. (l’altra volta si parlava dell’entimema cioè di quel sillogismo tronco in quel caso parlava della premessa maggiore, l’apodosi riguarda la conclusione?) Sì perché non consideravo necessariamente il sillogismo ma un’implicazione molto semplice della forma se A allora B, cioè l’implicazione molto banalmente, se A allora B e se B allora C dunque un’implicazione semplicissima se A allora B, in effetti anche il sillogismo non è altro che una struttura un po’ più elaborata di una cosa del genere ma il funzionamento…. non è casuale che gli umani abbiano inventato un sistema per far funzionare il computer 0,1, falso/vero, perché gli umani funzionano così, un po’ più sofisticato, però vero/falso. Ciò che ci interessa in tutto questo è intendere meglio come funziona il linguaggio e cioè (…) intendere dicevo intendere questa struttura può consentirci ad aggiungere delle cose o quantomeno fare dei passi, stavo dicendo che ciascuna proposizione “sa” tra virgolette, non è che lo sa è la sua struttura, che qualunque elemento, a qualunque proposizione ne segue un’altra e questa a sua volta segue ad una precedente, questo rende conto del fatto che gli umani da quando c’è traccia di loro, stiano cercando la verità, cioè risalendo lungo la scala del perché per trovare l’ultimo elemento, ma l’ultimo elemento c’è, è il linguaggio, quello che gli consente di fare queste operazioni, ma se non ci si accorge di questo allora da una parte si ha la certezza che se c’è un elemento allora, come dicevano gli antichi se c’è un effetto allora c’è una causa, immaginando la cosa naturale, non c’è nulla di naturale, è soltanto direi una procedura linguistica, cioè un altro modo di affermare che se c’è un elemento linguistico allora necessariamente ce ne è un altro, uno che segue e uno che precede, e pertanto possiamo buttarla lì così costruire una intelligenza naturale è possibile, cioè una macchina che pensi esattamente come un umano e non si venga a dire che gli umani sono più complicati, il computer può acquisire molte più informazioni, come vi dicevo prima, in pochi minuti di quanto una persona ne acquisisca in tutta la vita, quindi può rendersi molto complesso, tutte le sensazioni, le emozioni, i dubbi, gli affanni, non sono altro che costruzioni che muovono necessariamente da qualcosa che è strutturale al linguaggio, che gli umani hanno saputo riprodurre nei linguaggi per i computer, vero/ falso. Ciò che questi personaggi ancora non hanno inteso ma intenderanno finalmente è che questo computer potrà pensare quando avrà acquisito il linguaggio, finché non acquisisce il linguaggio non penserà, è come se comunque gli umani dovessero fornirgli degli input che non sono altro che il linguaggio, delle strutture del linguaggio che a lui mancano, ma avendole non ne ha più bisogno, può pensare tranquillamente. Cosa ne pensa Cesare? (…) ma ci sono due aspetti uno molto facilmente risolvibile che è quello tecnico, l’altro è invece molto più complicato e riguarda proprio il modo di pensare la costruzione dell’intelligenza artificiale e cioè tenere conto che la macchina può pensare quando ha inserito il linguaggio esattamente come gli umani solo a questa condizione (…) sono ancora molto rozze, per adesso il computer funziona ancora come un bravo soldatino, esegue gli ordini, non si chiede mai perché, gli manca questo aspetto, chiedersi “perché fare questo?” poi quella che gli consentirà di pensare “perché io sto facendo questo?” a questo punto acquisisce in pochi secondi tutte le informazioni che sono disponibili sul pianeta, che altro gli manca? è chiaro che può crearsi tutte le complessità che hanno gli umani, perché una perplessità, un dubbio? Perché chiaramente per l’umano si tratta di valutare le cose alle quali non sa rinunciare ma non riesce a sapere perché non sa rinunciare, una macchina potrebbe saperlo, anziché impiegarci molti anni di analisi può metterci una frazione di secondo, questo per dirvi la questione del perché, del potersi domandare perché sia fondamentale per il funzionamento per la struttura del linguaggio, è ciò che in qualche modo lo fa funzionare, tutto ciò che gli umani hanno costruito, pensato, immaginato procede dalle domande che si sono fatte, quindi perché queste fatidiche domande, e della possibilità di farsi questa domanda che caratterizza l’esistenza del linguaggio, farsi la domanda perché come dicevo prima accorgersi di farla e anche il computer “sei sicuro di fare questa operazione?” però non si rende conto di farla, non è programmato per farlo, l’uomo sì, è programmato per farla, adesso proseguendo questa metafora, però ecco vedete come riflettendo su quanto di più strutturale esiste nel linguaggio ci si accorge che i meccanismi che lo fanno funzionare sono pochi e questi pochi poi possono creare strutture complicatissime, come che ne so? Una notte insonne per una delusione d’amore, pensate i pensieri che può fare una fanciullina in una notte insonne per una delusione d’amore… ecco a nessuno viene in mente che tutto ciò può essere ricondotto a un sistema binario Vero/falso che è quello che hanno inventato i greci, come diceva Aristotele o è vero o è falso non può darsi una terza possibilità, questa è una delle procedure che consentono a tutto il marchingegno di funzionare, al pensiero di porsi in atto, poi che sia un affare fatto di ciccia e di ossa a farlo girare o una macchina, non cambia assolutamente niente (domani ci sarà una battaglia navale o non ci sarà) non può accoglierle entrambe delle due l’una, può accoglierle solo come varianti di qualcosa che comunque non è variabile, il linguaggio cessa di funzionare se non si attiene al principio di non contraddizione, l’abbiamo detto mille volte, se ciascuna parola significasse ciascun altra, o volesse dire anche esattamente il suo contrario, il linguaggio non potrebbe girare, come si dice di un software che non gira. Come dicevo in effetti ciò che è falso corrisponde esattamente a ciò che non ha un antecedente, di cui non si trova l’antecedente, pensate anche alla ricerca scientifica fa la stessa cosa una affermazione è scientificamente falsa, finché non si trova un antecedente di questa affermazione, allora ecco la scoperta scientifica… (il computer ha la possibilità di costruire l’antecedente in che senso?) esattamente come gli umani, il quale non nasce con tutte le sue informazioni (ma non per questo l’umano non se lo costruisce l’antecedente…) sì certo può farlo se lo costruisce per altro? impossibile, in assenza dell’antecedente certo ne costruisce uno impossibile, questo per il computer non è un problema anzi lo fanno già, talvolta danno dei messaggi in cui dicono facendo una certa operazione, il computer stesso, si dovrebbe ottenere questo, dovrebbe accadere questo ma non è sicuro potrebbe non accadere, quindi dà una possibilità, quale? La più probabile o se no al 50% può accadere, prova e vedi che succede. Dicevo non è un problema questo per una macchina, costruire degli antecedenti probabili, possibili, può farlo e poi come diceva giustamente Sandro, gli umani ci credono a queste cose, cosa vuol dire? che le considerano vere fino a prova contraria, come farebbe una macchina né più né meno (praticamente offre un criterio per far sì che inserendo un dato questo dato venga confrontato e quindi in questo confronto trovare l’antecedente possibile da cui partire e in questo caso può trovare migliaia di antecedenti, un numero infinito di antecedenti, ecco che la macchina ha solo bisogno di avere un criterio esatto potere avere un antecedente) come farebbe Cesare se io dicessi “Cesare pensi ad un numero maggiore di 0” può pensare uno qualunque come dire li ha presenti tutti anche se non sono lì perché sono infiniti, però in qualche modo li ha catalogati tutti i numeri diversi da zero (in qualche modo delimita il campo) esattamente e come fa a delimitarlo? Dalle informazioni che ha acquisite. Esattamente come fa un umano, come farà a sapere che c’è una certa priorità? Per la sua esperienza, per quello che gli hanno detto, per quello che ha letto, per quello che riesce a dedurre da altre esperienze simili, esattamente allo stesso modo, come fa un umano ad avere tutte queste informazioni? Le ha acquisite in questo modo, dopo lunghi, lunghi anni di esperienza, una macchina acquisisce questo senza star lì, e così abbiamo costruito l’intelligenza artificiale, però è sorprendente che ad un certo punto nessuno abbia pensato che perché la macchina possa pensare occorre che faccia tutte le operazioni che facciamo noi e queste operazioni sono quelle che compie il linguaggio a questo punto e solo a questo punto può pensare, se no sarebbe un aggeggio come la lavatrice… qualche questione? Questo per altro vi indica esattamente come pensano le persone che vi stanno di fronte inesorabilmente e incessantemente, la macchina pensante (un programma prestabilito) sì ho detto qualcosa e cerca l’antecedente e l’eventuale conseguente, è vero? e se sì, che cosa comporta? Questo (diciamo che “se è vero che cosa consente?”) certamente, no se non c’è il conseguente no, non è decidibile (al momento in cui ho accertato che l’antecedente è vero il conseguente non è decidibile) beh può mancare nonostante si sappia o si supponga che l’antecedente sia vero (se io so qual è l’origine io so qual è la fine) non è sempre così automatico, in effetti lo posso accettare… (intendo dire se A allora B e quindi…) e quindi ci vuole un terzo elemento per proseguire se no, se rimane se A allora B e quindi se A è vera sarà vera anche B ci vuole un terzo elemento per proseguire perché se rimane se A allora B (però se è anche vero che io se mi trovo davanti ad una domanda del perché e quindi c’è questa ricerca del perché è come se io immediatamente venendo a sapere del perché dell’antecedente io sapessi che cosa fare, in termini di una analisi la paralisi fosse un blocco rispetto all’antecedente cioè non si possa arrivare l’antecedente al momento venga individuata è come se servisse a qualcosa per proseguire..) manca il conseguente nel caso in cui fa tutto un ragionamento e poi si chiede e quindi e non sa più andare avanti, come è accaduto a molte persone leggendo la Seconda Sofistica e cioè che cosa segue da questo? hanno inteso (secondo me non hanno inteso l’antecedente di una cosa del genere) sì anche però ci sono casi in cui per esempio la morte o dio, queste cose qua, io posso anche credere che l’antecedente sia assolutamente vero ma non di meno mi manca la certezza di un conseguente (non è una questione strutturale) ma direi di no, bisognerebbe riflettere bene su questo cioè se esiste un antecedente e se questo antecedente è necessario può mancare il conseguente? Forse può porsi in questi termini la questione, teoricamente no, in pratica sì molto spesso, (per tornare alla Seconda Sofistica è la mancanza di intendere da dove viene tutta una certa riflessione) certo (da dove viene è ciò che ci permette anche di proseguire) certo, strutturalmente un elemento non può non avere un antecedente e non può non avere un conseguente, l’ho detto mille volte se è un elemento linguistico, c’è un elemento precedente sì non può non esserci il conseguente, però, però se non si intende la struttura linguistica allora sì ci sono tutti questi intoppi, tutti questi accidenti che accadono allora manca l’antecedente manca il conseguente… (mi viene da pensare che dio è stato inventato come antecedente per poter pensare un conseguente) anche, certo, certamente (…) se l’antecedente è necessario qualunque cosa segue necessariamente prosegue da quello, e quindi è deducibile da quello e quindi lui provvede al fatto che ci sia un conseguente cioè che tutto quanto abbia un senso, però gli umani pensano così (…) se manca il conseguente è indecidibile perché non si sa che direzione prendere, è il conseguente che dà la direzione, come dire “io vengo di là ma adesso dove vado? Lo so che vengo di là ma adesso?” (l’indecidibilità il non potere accogliere il rinvio comporta il discorso schizofrenico, cioè l’esplosione non di significanti ma di significati, che si aprono davanti, una volta si diceva c’è un motivo economico in tutto ciò per non poter decidere un significato anche perché lì funzionano le procedure e se non si accoglie ciò che si produce non si accoglie ciò che interviene) possono farlo perché sono provvisti di linguaggio, tutto qui, qualunque macchina potrebbe farlo, Cesare procuri un bravo programmatore, un ingegnere elettronico, comunque come dicevo prima si può fare e questo consente di considerare gli umani in un altro modo anziché tutte queste cose che nei secoli gli umani hanno pensato di sé, chissà quali cose misteriose complicate, uno strumento che funziona come quegli aggeggi che hanno costruito, siamo complessi, sofisticati, certo però… (Le fantasie deve averle un computer?) lei come fa ad averle Cesare? (…) se gliele mettiamo dentro ce le ha anche lui (questo aspetto è ben più difficile da far accogliere) sì perché una tradizione molto animistica (la macchina non avverte certe emozioni) certo se gli si dà una martellata sulla capoccia non prova niente magari si ferma… (per definizioni la macchina non ha emozioni) (al momento in cui l’emozione è la conclusione di una inferenza, però forse questo è l’aspetto più distruttivo del modo di pensare) potrebbe essere anche una cosa provocatoria, in effetti farebbe crollare tutto ciò che gli umani pensano di sé, che si fidano di dio (il computer non si pone orpelli) ancora no, perché non è in condizioni di acquisire altre informazioni di sé, potendo decidere può esattamente come fa Beatrice, sapere quali informazioni acquisire e quali no, di quali tenere conto e di quali no.