6-7-2000
Intervento:
La struttura indica il modo in cui i vari elementi
sono connessi fra loro
Intervento: è chiaro che se cambiano gli elementi è chiaro che cambia la struttura, il modo di pensare
Sì, in buona parte sì, certo, cambia la struttura
cioè cambiano le connessione fra gli elementi quindi il modo di pensare che è
fatto di queste connessioni ma come? Questa è la questione fondamentalissima,
come varia? perché dicevamo la persona può cambiare totalmente il suo modo di
pensare, pur rimanendo fortissimamente religiosa, cambia la religione, se un
cattolico si converte all’islamismo, cambia il suo modo di pensare non pensa
più che dio sia fatto in un certo modo... cambia il suo modo di pensare, il suo
modo di comportarsi è diverso (non intacca la struttura) non ha intaccato la
struttura religiosa certo, però la questione che a noi interessa è sì un
cambiamento, però inserendo degli elementi tali per cui è la struttura
religiosa che non può più sussistere, e dicendo questo abbiamo detto che non
può più sussistere tutto il discorso occidentale, è vero che può cambiare il
modo di pensare in effetti può cambiare religione ma l’impianto religioso
rimane, mentre a noi interessa che sia proprio questo a dissolversi e questo è
difficile… (cambiano i giochi) certo uno non è più della Juventus ma del Milan
Intervento: inserendo delle regole che restringano
il gioco rendendo inutilizzabili delle proposizioni che continuando a
intervenire nel discorso, non danno modo al dirsi di altro e quindi al porsi in
atto di nuove regole… agire sul linguaggio portando delle variazioni
all’interno della grammatica per esempio sopprimendo un modo di un verbo (è un
modo religioso di porsi la questione e forse la fantasia di potenza) si parlava
di rendere procedurale la proposizione “qualsiasi cosa è un atto linguistico”
come il principio di non contraddizione, del terzo escluso ecc.
l’interrogazione riguarda come può variare il modo di parlare cercando nel
funzionamento della struttura linguistica con i suoi verbi, avverbi, nomi
Intervento: la procedura… cambia prima la struttura
La procedura non è il modo di parlare, è un insieme
di elementi che rendono il linguaggio quello che è, qualcosa di più
strutturale. Le procedure sono quegli elementi senza i quali il linguaggio
cessa di esistere (può cambiare la procedura, io posso dire altre parole) no le
procedure sono soltanto ciò che consente al linguaggio di funzionare, quindi
non può variare se variasse il linguaggio cesserebbe di funzionare (però potrei
dire cose diverse) la procedure come dicevo non può mutare, se mutasse per
definizione il linguaggio cesserebbe di esistere e quindi non varia è proprio
l’invariante, poi a fianco le procedure c’è l’aspetto retorico, cioè tutto ciò
che si costruisce, che il linguaggio costruisce, è necessario che ci sia questo
aspetto, la costruzione senza la quale il linguaggio non esisterebbe, e poi a
questo punto il linguaggio può mettere insieme le cose in infiniti modi, ecco
che allora si produce la struttura cioè il modo in cui le cose si connettono
tra loro, possono essere connesse in un modo e allora si produce una certa
struttura e quindi un modo di pensare, si connette in un altro si produce
un'altra struttura e quindi un altro modo di pensare, però il linguaggio
consente il funzionamento del tutto. Cambiando la struttura come dicevo cambia
il modo di pensare, però come abbiamo detto prima non è un qualunque
cambiamento che a noi interessa, non è se quel elemento diventa un altro elemento
allora abbiamo ottenuto chissà quale risultato, no, il cambiamento cui noi
alludiamo è un cambiamento radicale, quello per cui ci si accorge che qualunque
affermazione è arbitraria cioè non costringe al consenso, il fatto che io dia
oppure no il mio consenso è una mia responsabilità, questo è uno dei pilastri
del nostro discorso. Tutto questo come si diceva bisogno trovare il modo, lo
stiamo cercando, perché possa avvenire all’interno del discorso un cambiamento
del genere, cioè possa avvenire questo che la persona possa accorgersi che la
sua affermazione è arbitraria e quindi se ne assuma la responsabilità cioè non
possa esimersi dal considerare che ha affermato così perché gli piace così, gli
“piace” fra virgolette, perché questa affermazione è sorretta da altre
superstizioni, credenze, tutto un sacco di storie. Questo in genere non
avviene, cioè questo discorso si inserisca all’interno di un altro e lo
modifichi, spesso perché non se ne avverte la portata, e cioè il fatto che
effettivamente se potessi considerare ciascuna affermazione come arbitraria e
quindi come se ne fossi assolutamente responsabile, sarebbe differente ma non
si avverte la portata, spesso si considera questo discorso una dissertazione
linguistica al pari di altre. Per modificare la struttura pare che sia
necessario, così come lo è al pari in una analisi, intendiamoci bene, che la
persona lo voglia fare, un po’ come in analisi, se uno non vuole, ci si può
mettere lì per tutta la vita, non succederà assolutamente niente. Cosa vuol dire
che lo voglia fare? Che ci sia una disponibilità da parte sua ad accogliere
delle proposizioni, degli elementi, che possono andare contro alle cose in cui
crede o addirittura urtarle, per questo spesso è una situazione di disagio,
spesso non sempre, ad indurre una persona ad avviare una analisi, quando cioè
non è più in condizioni da solo di andare avanti, allora sì è disposta a
qualunque cosa, come quando uno ha un grande mal di denti è disposta a farselo
togliere, se no è molto difficile. Ciò non di meno questa difficoltà è ciò che
ci sta spronando a lavorare in questa direzione, tanto è che abbiamo deciso di
considerare tutte le varie obiezioni che possono farsi perché queste obiezioni
per quanto banali che possano essere mostrano perché le persone non accolgono
una cosa del genere. Il fatto che se una persona ci obbietta che il famoso
sordomuto, il cagnolino, anche se noi obiettiamo in modo molto rigoroso e
ineccepibile comunque risultiamo come direbbe Perelman convincenti ma non
persuasivi, la persona dice sarà così ma cosa c’entra? Perché è come se
qualcosa non facesse presa, non si agganciasse al suo discorso, trovare questo
elemento che aggancia è già molto difficile trovarlo rispetto al singolo,
rispetto ai molti è straordinariamente arduo però hai visto mai? Anche rispetto
al singolo lungo una analisi bisogna trovare questo aggancio per cui ciò che si
dice, che l’analista dice trova un elemento tale nel discorso dell’altro che lo
costringe a fare qualcosa di più, ad interrogarsi, a porre le questioni in
altri termini, è già molto difficile con il singolo. Cos’è che consente in una
analisi all’analizzante di accogliere le parole dell’analista? Son tutte cose
che in una conferenza non ci sono, il fatto che la persona molto spesso
all’analista abbia demandato la sua vita in molti casi, quindi una fiducia
ceca, assoluta, poi l’autorità, la sua stessa esistenza in molti casi, poi
l’autorità in una conferenza c’è in parte, sono queste cose per lo più
inizialmente ovvio, che giocano a favore dell’analisi, anche perché qualunque
discorso il più interessante, il più elaborato, posto in una prima seduta non
sortirebbe assolutamente nulla, nessuno in una conferenza demanda a me la sua
salvezza, la salute, no, per nulla, non essendoci questo il discorso non fa presa,
faccio un esempio: una certa cosa fa presa per il credente quando una certa
cosa la dice il papa, può essere la più grande cretinata del mondo però l’ha
detto il Papa quindi, non c’è il dubbio, potrebbe non potrebbe no, se l’ha
detto lui è così, la stessa cosa funziona per molti rispetto alla scienza, l’ha
detto il tizio oppure lo dice la scienza e quindi è così, l’auctoritas funziona
a tutt’oggi in modo molto forte, oppure è così perché l’ha detto Maurizio
Costanzo, se lo dice lui, il televisione, lo dice il giornale (sui giornali
ovunque c’è una risposta a ciascuna cosa) come essere felici in quindici minuti
(togliere la responsabilità) noi sappiamo che gli umani vanno in quella
direzione già da sempre, da quando esistono cioè di sbarazzarsi di ogni responsabilità,
il lavoro che stiamo facendo è invece mettergliela addosso, vi rendete conto
che c’è qualche problema noi proponiamo alle persone esattamente ciò che le
persone non vogliono avere (…) e qual è l’apoteosi dell’assenza di
responsabilità? La credenza nella realtà, nella realtà delle cose questo è il
colmo della responsabilizzazione cioè le cose stanno così, la realtà è questa,
io posso intervenire ma non posso far nulla la realtà è questa, noi abbiamo
tentato di rendere questo pensare logicamente impossibile, ma non funziona, non
funziona perché per lo più è una cosa incredibile, impossibile alla quale si
continua a credere cioè alla realtà contro ogni logica, uno può anche seguire
il discorso, però alla fine non è possibile non sa bene perché ma continua a
dire non è possibile, è questo ciò contro cui ci scontriamo. Questa che è il
colmo della religiosità, della fede nella realtà delle cose, e anche quando è
messa in dubbio comunque questa realtà fa sempre da sfondo, sempre nella fisica
e anche nella filosofia la questione della realtà, nella filosofia del
linguaggio, la questione della realtà viene messa in discussione tuttavia
rimane sempre come sfondo perché se si toglie quella allora sono responsabile
di ciò che dico, e di ciò che mi circonda, sembra essere una cosa
intollerabile, inaccettabile, inverosimile, una cosa come una follia, anche se
nessuno sa dire perché esattamente, fornisce quella specie di schermo sotto il
quale ciascuno si nasconde, sarebbe molto più semplice e molto più logico, uno
è responsabile di ciò che afferma, e anche di ciò che vede, non andrebbe contro
nessuna logica, sarebbe assolutamente coerente, non sarebbe
autocontraddittorio, ciononostante continua a dire no, non è possibile, perché?
Perché no. Non ha un’argomentazione, ad un certo punto una persona tronca se si
trova nella mala parata e non vuole più sentirne parlare, per questo l’esempio
che feci nell’ultima conferenza, un discorso che aggira guardate gli ostacoli
in modo da portare la persona stessa a queste conclusioni è indicativo di una
via che è possibile percorrere, anche se non semplice ovviamente, una persona
segue fino ad un certo punto e pare che abbia inteso fino al punto in cui si
tratta di mettere in atto una cosa del genere, pare impossibile per i più una
cosa del genere contro ogni logica perché possiamo con facilità dimostrare
l’assoluta logicità di una cosa del genere. Che cos’è che rende così non
praticabile la responsabilità, perché una persona è così spaventata e la
rifugge con tanta foga (c’è una sovrapposizione fra responsabilità e colpa….una
paura di far del male a questo punto, come se l’agire nel discorso comportasse
un pericolo, una colpa…dei sincretismi funzionano nel discorso per cui agisce e
patisce… al momento in cui uno si trova a considerare che perché sia qualcosa
ne devo dire, a questo punto il proprio modo di dire deve per forza subire una
variazione il proprio modo di dire…) perché se una formulazione non mi
costringe all’assenso allora se io glielo do questo assenso (la difficoltà è
quella dell’assenso, dell’affermazione mentre avviene una negazione senza
contare che la negazione è un’affermazione in prima istanza…quindi a quel punto
la strada è completamente aperta…) certo la responsabilità è un aspetto
importante e determinante, almeno così come lo stiamo ponendo, tutto muove in
direzione opposta cioè toglie la responsabilità di qualunque cosa ciò che
dobbiamo intendere è perché una persona desidera sbarazzarsi della
responsabilità, si vede continuamente non è colpa mia….perché? si teme la
rappresaglia? In molti casi no, oppure (la questione dell’inconscio che fa
agire) io non volevo ma inconsciamente (…) sì c’è qualche cosa in tutto ciò che
deve assumere un po’ la paura della rappresaglia, se io sono responsabile
allora se la prendono con me, bisogna che riflettiamo sulla questione della
colpa, sulla sovrapposizione che molto spesso avviene perché forse la questione
è più importante di come potesse apparire di primo acchito, in effetti non si
intende perché la persona rifiuti assolutamente la responsabilità in linea di
massima se non quando è positiva, che bella cosa! in questo caso che cosa fa la
responsabilità? Si ingrazia il prossimo, in caso contrario teme la
rappresaglia, il danno, non è escluso che molti si allontanino per questo
motivo, inconsapevolmente, non credo che arrivino a tante considerazioni però
se sono responsabile allora non posso più addossare la colpa al tizio o al
caio. Sì c’è qualcosa di importante almeno retoricamente (…) la paura di essere
giudicati, che cosa pensa la gente? C’è qualcosa di importante che muove gli
umani, occorre lavorare su questo sulla colpa, forse ha altri risvolti ancora
(nel saggio di Freud quello che afferma che la colpa è inventata per un
bisogno… non è stato accolto questo parlare nel discorso, non è diventato un
luogo comune come tanti altri, per esempio il complesso edipico) è stato
accolto tutto ciò che si è riusciti a edulcorare di Freud e soprattutto è stata
accolta la posizione junghiana, perfettamente confacente a qualunque istituzione,
forse abbiamo trovato il modo di elaborare la responsabilità in modo più
efficace, è come se avessimo intravisto qualcosa, ché è questo che spaventa,
che se ciascun atto è un atto di parola, non posso in nessun modo dire che è
colpa di qualcuno ma sono io quello che dico, e qui sorge una paura (sempre una
paura di morte) nessuno sa che cosa sia la morte, non lo so se sia paura di
morte è qualche cosa che gli umani affermano di non volere… ci devo pensare,
bene buona notte.