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6 marzo 2019

 

La struttura originaria di E. Severino

 

Un significato, per essere tale, deve comportare tutti i significati. È una considerazione a cui Severino giunge ma che gli crea non pochi problemi. A questo punto il problema è come fare sì che l’immediato diventi l’intero: come fa a essere l’intero? Perché, se ogni significato è tutti i significati, questo immediato necessariamente deve essere l’intero, il semantema infinito. È un problema che se non si risolve lascia la situazione problematica, perché a questo punto qualunque significato rimane arbitrario. Ciò non significa che non è quello che è, ma il fatto di essere quello che è non è più una necessità ma un arbitrio. Tant’è che abbiamo detto spesso che un qualche cosa è quella che è per un atto di volontà, per la volontà di potenza: io decido che è così. Severino, invece, non vuole che sia così, vuole che invece sia necessario; ma perché diventi necessaria occorre che l’immediato diventi l’intero. E, allora, incomincia qui a valutare un aspetto, che è quello poi più comune, e cioè il concetto Γa. Vi rileggo il passo che esprime che cosa lui intende con Γa. A pag. 169. Il concetto astratto dell’astratto … sarà indicato con l’espressione “concetto Γa”. È chiaro che per quel tanto che non è noto in che modo un positivo, che non appartiene alla totalità del fenomenologico, possa essere ugualmente contenuto di affermazione immediata, che la proposizione “È tutto e solo quell’essere che c’è” sia un concetto astratto dell’astratto, questo è soltanto un progetto. Questa è l’idea, che sia un concetto astratto dell’astratto, e cioè questa affermazione, che lui fa, non è il concreto ma un’estrapolazione dall’intero. Per questo lato si può dire semplicemente che il concetto Γa è quella strutturazione dell’originario, o quel modo di essere della struttura originaria, per il quale l’immediatezza fenomenologica è tenuta ferma come l’intero dell’immediatezza, ossia come l’orizzonte di tutto ciò il cui essere può venir affermato immediatamente. Deve anche restar chiaro, da quanto si è detto, che affermare che il concetto Γa pone l‘immediatezza fenomenologica come l’intero dell’immediatezza, non significa che Γa neghi che oltre l’immediatezza fenomenologica vi siano altre forme di immediatezza (questa negazione dà luogo a un concetto astratto che si distingue da Γa), ma significa che per Γa queste ulteriori forme di immediatezza non sono in grado di affermare l’essere di un contenuto non appartenente alla totalità dell’immediato fenomenologico. Con il concetto Γa intende il fenomeno, l’apparire di qualche cosa ma non l’apparire di qualcosa in quanto struttura originaria, quindi, insieme con la L-immediatezza, cioè, con l’incontraddittorietà – perché ciò che appare è incontraddittorio intanto perché appare così come appare, perché, apparendo così come appare, non è ciò che non appare così come appare – quindi, il concetto Γa dice che affermo soltanto l’aspetto fenomenologico, il fenomeno così come appare, ma sospende la L-immediatezza. Pertanto, è come se questo fenomeno che appare non avesse nessuna garanzia di essere incontrovertibile, incontraddittorio. Questo è il concetto Γa. Lo dirà a breve, questo è il modo con cui si pensa generalmente, cioè si ritiene che ciò che appare sia quello che è, ma senza porsi la questione se sia effettivamente incontraddittorio oppure se sia autocontraddittorio, perché se non è incontraddittorio è contraddittorio e, quindi, afferma qualcosa che di fatto non potrebbe affermare. Così come se affermando un significato senza la totalità dei significati non affermo neanche quel significato; quindi, se lo affermo, affermo qualcosa che di fatto non posso affermare. A pag. 457, Capitolo XI. a) Nella prima parte di questo capitolo si espongono le proposizioni fondamentali che esprimono la strutturazione dell’originario dal punto di vista del concetto Γa, ossia che la esprimono in quanto strutturazione di Γa. l’esposizione è pertanto, in questa prima parte del capitolo, esposizione del concetto astratto di quell’astratto che è la struttura originaria in quanto non strutturantesi come affermazione L-immediata di un positivo non appartenente alla totalità dell’F-immediato (ossia in quanto non includente quell’affermazione). Sta dicendo che considera quelle proposizioni che sono astratte. Perché? Perché lui ha astratto dal concreto, che è la F-immediatezza più la L-immediatezza, la F-immediatezza. In questo senso, parla di astrazione, di concetto astratto dell’astratto: è un qualche cosa che tira fuori e che poi considera, senza tenere conto dell’incontraddittorietà, della L-immediatezza. L’esposizione ideale dell’originario dovrebbe essere di certo esposizione di tutti i concetti astratti dell’astratto (ossia di tutte le negazioni dell’originario):… Di tutte le negazioni. Sì, perché se affermo qualche cosa, sappiamo che c’è anche la negazione a fianco e che dobbiamo togliere. …in questo caso ci si trova però dinanzi a un tipo emergente di concetto astratto dell’astratto. Tale emergenza è sì dovuta al fatto che la differenza tra il concreto (la struttura originaria) e questo concetto astratto è così ridotta che, affinché quest’ultimo si realizzi come il concreto, non ha che a porre, nel suo concreto valore semantico, la L-immediatezza dell’oltrepassamento della totalità del F-immediato… Queste proposizioni, che lui sta considerando, ovviamente sono ridotte in quanto manca un pezzo, manca la L-immediatezza, la incontraddittorietà, c’è soltanto l’apparire del fenomeno. Ma poiché la L-immediatezza dell’oltrepassamento della totalità del F-immediato costituisce l’aspetto dell’originario che più si sottrae alla riflessione filosofica… Sì, perché la riflessione filosofica si occupa del fenomeno, ma quando mai considera la necessità che l’apparire di questo fenomeno sia incontraddittorio, che sia cioè necessariamente incontraddittorio? È una cosa che il pensiero filosofico non fa, meno che mai quello prefilosofico, la chiacchiera. A pag. 458. Ma un altro motivo che spinge all’esposizione schematica del concetto Γa è l’intento di darne la fisionomia autentica: la realizzazione storica di quel concetto, quale è dato reperire nl pensiero contemporaneo, ne lascia inespressi alcuni tratti fondamentali. Il pensiero contemporaneo lavora così, come dicevo prima: considera il fenomeno ma non si prende cura di questo fenomeno, di sapere se questo fenomeno è necessario oppure arbitrario. Diciamo infatti che la strutturazione autentica del concetto Γa – ossia di quell’apertura dell’originario, per la quale il categorema metafisico è un progetto o una possibilità… Il categorema metafisico sarebbe l’affermazione metafisica. È un progetto; in questa apertura del fenomeno questa affermazione metafisica, di fatto un’affermazione qualunque, si pone come un progetto o una possibilità, e cioè, dice, è un progetto l’oltrepassamento del F-immediato da parte di un positivo – include, o si struttura come affermazione (categorica) L-immediata che il positivo oltrepassa la totalità del F-immediato. Questa possibilità, di cui sta parlando, questo progetto, questa supposizione, questo porre il Γa, cioè la F-immediatezza senza la sua incontraddittorietà, tutto ciò è posto come un progetto, come una possibilità, come una affermazione che il positivo oltrepassa la totalità del F-immediato, cioè, il positivo, ciò che si pone, non può eliminare la L-immediatezza. Se io progetto, pongo questo concetto Γa, cioè l’F-immediato senza la sua incontraddittorietà, mi troverò a un certo punto di fronte a una contraddizione. Questo è quanto ci sta dicendo. …si mostrerà come, proprio perché l’originario si costituisce come un siffatto progettare … La struttura originaria, dice, è un progettare, cioè, questo lo dico io, è un gettare innanzi una possibilità. Adesso vedremo quale possibilità. …proprio per questo l’originario debba realizzarsi come quella L-immediata affermazione. Qualunque affermazione che affermi l’apparire del fenomeno si struttura come possibilità di trovare il superamento di ciò che sto ponendo, del fenomeno, perché soltanto se trovo questo superamento del fenomeno, e cioè se aggiungo tutti gli elementi che mancano allora il fenomeno è quello che è e, quindi, è incontrovertibile. Pertanto, devo aggiungere la L-immediatezza, perché se non la aggiungo cado in contraddizione, cioè questo fenomeno che mi appare, se non c’è la L-immediatezza, può essere quello che è ma potrebbe anche essere il contrario. (È chiaro quindi che, rispetto a quella strutturazione dell’originario che non include nemmeno quell’affermazione L-immediata, intesa nel valore che le compete in quanto elemento del concetto Γa, già il concetto Γa vale come il concreto). È questo l’“inganno”, porre il Γa come il concreto, quando invece manca la L-immediatezza: io vedo il fenomeno, penso che quello sia così com’è, che cioè sia incontraddittorio per virtù propria, e quindi pongo il fenomeno, il concetto Γa come il concreto, come il tutto, come l’intero. c) Nella terza parte del capitolo, per un verso viene effettuato – sia pure mediante un’anticipazione – il toglimento di Γa nel concetto concreto dell’originario… È chiaro che Γa va tolto in quanto astratto, va riportato nel concreto. …per altro verso si pone determinatamente la L-immediatezza della proposizione: “Le costanti di S immediatamente presenti non sono la totalità delle costanti di S”… Come dire che la totalità delle costanti presenti nel fenomeno non sono la totalità delle costanti. Infatti, manca la proposizione L-immediata. …ossia si mostra una permanenza, nella struttura concreta dell’originario, di una configurazione logica che, come si accerterà, conviene già alla strutturazione dell’originario costituita da ΓaA pag. 459, paragrafo 2, Prospetto dei paragrafi 3-14. In quanto segue viene accertato che la struttura originaria si manifesta L-immediatamente come contraddizione C. Quindi, la struttura originaria si manifesta L-immediatamente come contraddizione C, cioè, non è incontraddittoria. Adesso vedremo perché. Questo, anche se, per altro lato – ma i due lati sono interdipendenti –, la struttura originaria si presenta come contraddizione possibile, e cioè come contraddizione che non è immediatamente rilevata, o che immediatamente (dal punto di vista cioè della strutturazione astratta dell’originario costituita da Γa) si manifesta come soltanto progettata:… Ci sta dicendo che la contraddizione C, che è presente nella struttura originaria, si manifesta come supposizione perché la struttura originaria, che lui dice essere incontraddittoria, però conserva un progetto, la supposizione, il pensiero, l’idea che invece possa essere contraddittoria. Il discorso che sta facendo è sempre quello di cui parlavo prima, e cioè della difficoltà di trasformare l’immediato nell’intero. …se infatti la disequazione tra intero e totalità dell’immediato è un progetto… Un progetto, una supposizione. Sta dicendo che la disequazione, la differenza tra l’intero e la totalità dell’immediato, la totalità dell’ente, che appare come un tutto; però, sappiamo, come abbiamo già visto, che l’intero non si adegua alla totalità dell’immediato. …(stante appunto che non è immediatamente contraddittorio affermare che l’assoluta materia semantica sia la totalità dell’immediato,… Non lo sappiamo, è ancora una supposizione. Dice: stiamo supponendo la possibilità che la totalità dell’immediato coincida con l’intero. …quindi, è soltanto un progetto che la posizione dell’intero, secondo la quale si struttura l’originario, sia – stante il teorema che afferma che ogni significato è costante di ogni altro dignificato – soltanto l’intenzione della posizione dell’intero, e che quindi ‘originario sia realizzazione della contraddizione C. Se è soltanto un’intenzione, allora non è realizzato, è un’intenzione, non è una categoria, un’affermazione definitoria. In altri termini, sta dicendo che è possibile supporre che questa contraddizione C proceda dall’intenzione di fare coincidere l’immediato con l’intero. D’altra parte – si ripeta – è proprio perché la contraddizione C è così progettata – ossia è una contraddizione possibile… Ossia, è possibile che l’immediato non sia l’intero. Ovviamente, è possibile anche il contrario. …è proprio per questo che, come si vedrà, l’originario si manifesta L-immediatamente come contraddizione C (più precisamente: come una contraddizione C diversa da quella progettata). Si ribadisca, a chiarimento di quanto precede, che, affermando che l’originario è contraddizione possibile e contraddizione immediata… Contraddizione possibile perché se non troverò tutti quegli elementi che fanno sì che l’immediato sia l’intero, l’immediato non sarà l’intero; ma anche contraddizione immediata, nel senso che io posso stabilire che tutti i significati, che riguardano l’immediato, non sono tutti i significati dell’intero. Come diceva prima: tutte le costanti di S immediatamente presenti non sono la totalità delle costanti di S. L’immediato sarebbe S. Tutte le costanti dell’immediato non sono tutte le costanti di S, possono essercene altre. … contraddizione possibile e contraddizione immediata, non si intende qui dire, rispettivamente, che l’originario, da incontraddittorio che è, può divenire una contraddizione (sì che la contraddizione è “possibile” perché in un primo momento non sussiste) e che l’originario è contraddizione sin da quel primo momento… L’originario è invece contraddizione possibile nel senso che la contraddizione dell’originario non è rilevata L-immediatamente… Ossia, non si vede che l’originario è contraddittorio. …ossia non è immediatamente noto che il realizzarsi dell’originario in quanto tale sia l’apertura di una contraddizione… L’originario, ciò che mi appare per quello che è, come so che è incontraddittorio? Stante quello che abbiamo visto prima, è possibile che lo sia; cioè, questa contraddittorietà – che riguarda il fatto che tutte le costanti presenti di S non sono tutte le costanti di S, o che un significato per essere tale deve contenere tutte le varie costanti del significato – questa contraddittorietà, quindi, è possibile, cioè è possibile che ciò che mi appare sia contraddittorio. Dire che è possibile comporta dei problemi a cui tra poco Severino arriva: non è immediatamente noto che qualcosa sia contraddittorio, dobbiamo trovare il modo per potere verificare se lo è oppure no. …dove ciò che non è immediatamente noto non è una contraddizione che abbia a sopraggiungere o che ancora non abbia a determinare l’originario, ma è una contraddizione che determina l’originario in quanto tale, o da che esso è tale, ossia è una contraddizione che, qualora sia accertata, è accertata come ciò che era prima di essere conosciuto. Questa contraddizione non è qualcosa che si aggiunge; possiamo rilevarla, certo, ma il fatto di non rilevarla non toglie nulla al fatto che era già prima contraddittorio, strutturalmente. Come il significato “essere” non è immediatamente presente come esaurito dalla totalità dell’essere immediato, così il significato “totalità dell’essere immediato” non è immediatamente presente come esaurito da tutte quelle determinazioni delle quali, nel loro insieme, si dice che sono la totalità dell’immediato. Dicendo “essere” non dico ogni forma di essere. Infatti, parlava di “essere” come forma, come essere formale. E cioè, come non è immediatamente contraddittorio progettare che l’essere oltrepassi la totalità dell’essere immediato… Certo che non è immediatamente contraddittorio! Anzi, è ovvio che l’essere in quanto tale oltrepassa l’essere dell’immediato; quindi, non è incontraddittorio supporre che il concetto di essere oltrepassi l’essere immediato. …così non è immediatamente contraddittorio progettare che la totalità dell’immediato si determini in modo diverso da quello che le compete di fatto, e cioè venga a includere determinazioni diverse da quelle che di fatto comprende. Dice che allo stesso modo possiamo pensare che l’immediato comporti più cose di quante ne vediamo. È ciò che diceva nelle pagine precedenti: uno sa molto di più di quanto crede di sapere. Questo duplice progettare è la stessa disponibilità originaria, da parte dei significati “essere” e “totalità dell’immediato”, a una determinazione ulteriore. Parla di disponibilità, come se fossero aperti a ulteriori determinazioni. Perché sono aperti? Perché non è incontraddittorio pensare che lo siano. O è la loro liberazione originaria dalla loro determinazione effettuale. Ossia, il fatto che ci siano più cose nell’essere di quante ci siano nell’essere immediato comporta che questo essere immediato non esaurisca tutto l’essere e, quindi, l’essere si liberi da questo vincolo dell’immediato; non è più necessariamente vincolato all’immediato, cioè, l’essere non è necessariamente un essere determinato. Disponibilità e liberazione che, ripetiamo, sono consentite dall’assenza, dal piano originario, della autocontraddittorietà sia del concetto di un essere che non appartenga alla totalità dell’immediato, sia del concetto di una diversa determinazione di questa totalità. Questa disponibilità a essere di più di quello che appare è data dalla disponibilità che è consentita dall’assenza di autocontraddittorietà. Se questi momenti fossero autocontraddittori, il progettare che l’immediato non è necessariamente autocontraddittorio che sia, perché di fatto c’è sempre la possibilità che a questo immediato possano aggiungersi altre costanti… quindi, il progettarne la contraddittorietà non è autocontraddittorio, è possibile. Questa possibilità Severino la vede come un’apertura, cioè è possibile che il fenomeno sia autocontraddittorio, ma è anche possibile che non lo sia. In questo lui ci vede un’apertura, un’apertura originaria. Il progetto dell’orizzonte costituito dalla totalità di quel diverso o ulteriore determinarsi della totalità dell’immediato… L’immediato può essere diverso perché si aggiungono costanti. …è, nella sua unità con la determinazione di fatto di questa totalità, la stessa “esperienza possibile”. Io ho un’esperienza di fatto, fattuale, e quindi c’è la totalità dell’immediato; però, dice, che l’esperienza possibile non è altro che l’aprirsi, l’apertura di questa totalità dell’immediato a qualche cos’altro, che si può aggiungere. Quindi, la totalità dell’immediato sarebbe di per sé incontraddittoria, ma stiamo supponendo, progettando, che possa essere invece contraddittoria. Si osservi, poi, che la distinzione tra un essere che sia al di là dell’esperienza possibile e un essere che non appartenga ancora alla determinazione effettuale dell’immediato (e pertanto appartenga all’esperienza possibile), è essa stessa progettata o problematica… Anche questa esperienza di qualche cosa, che vada al di là di ciò che vedo, è progettata; è possibile che ci sia di più di ciò che vedo. Naturalmente, se c’è di più rispetto a ciò che vedo questo comporta che l’immediato presente possa essere autocontraddittorio, o anche però non esserlo. Adesso vediamo bene come. Paragrafo 4, La struttura del progetto.  È importante questo progetto, questa supposizione, perché tutto si gioca su questa supposizione, su questa idea. a) Ciò che non appartiene alla totalità dell’immediato – il contenuto cioè degli orizzonti progettati – non può essere affermato per il motivo che è immediatamente presente;… Ciò che non appartiene a questo oggetto (il posacenere), cioè il contenuto degli orizzonti progettati, cioè della possibilità di altre cose, non può essere affermato. Perché? Perché non è immediatamente presente. Io posso affermare ciò che è immediatamente presente, posso affermare ciò che mi appare, ma ciò che non è presente non lo posso affermare. Immediatamente presente: vuol dire che è già lì, è già in questo progettare. …sì che la sua negazione non è immediatamente esclusa. Non lo posso affermare perché è già lì, è presente; come faccio ad affermare la sua negazione? Negazione di che se non ho ancora affermato niente. D’altra parte la negazione si lascia accanto a sua volta l’affermazione – e questa relazione tipica di negazione e affermazione è appunto il progetto –…  b) In questo senso, l’alternativa che costituisce la problematicità originaria può essere considerata come doppia: ossia da un lato come possibilità di determinare – come essere o come nulla – l’altro dall’immediato; e dall’altro lato come possibilità dell’accertamento, sul tipo di quello kantiano, dell’impossibilità di una determinazione qualsiasi di tale alterità. Ora, ciò che è altro da pensare, quindi, tutto ciò che io posso aggiungere, tutte queste cose ci pongono di fronte a una sorta di problematicità, in quanto posso considerare tutto ciò che va al di là di questo come nulla o come l’accertamento dell’impossibilità di una determinazione qualsiasi di tale alterità; cioè, o dico che tutto ciò che va oltre questo è nulla, e che sarebbe l’affermazione metafisica per antonomasia per cui non c’è altro all’infuori di questo, oppure non riusciamo a determinare che cos’è questa cosa che va oltre. Sembrano discorsi molto astratti, ma lui ha in mente una cosa, e cioè la necessità di potere stabilire che c’è qualche cosa che va oltre, ma questa cosa che va oltre può essere ricondotta all’incontrovertibile. È sempre il discorso che facevamo prima, e cioè portare l’immediato all’intero, o l’intero all’immediato. Questo è quello che Severino ha in mente e che gli fa dire tutto ciò che dice. A ag. 463. L’accertamento dell’autocontraddittorietà del soggetto, del predicato, di una proposizione può essere di sue tipi:… Per intendere meglio ciò che sta dicendo occorre leggere quanto scrive a pag. 462. …si può accertare l’impossibilità di risolvere l’alternativa di cui sopra si discorre, mostrando appunto che il soggetto delle due proposizioni contraddittorie, che costituiscono l’alternativa, è un concetto autocontraddittorio. Il soggetto di queste proposizioni, dice, è autocontraddittorio. In questo modo, l’accertamento dell’impossibilità di risolvere l’alternativa non lascerebbe sussistere quest’ultima; ossia non si può dire che, anche qualora si accertasse che è impossibile determinare se l’altro dalla totalità dell’immediato sia essere o nulla, resterebbe pur sempre vero che tale altro è essere o nulla. Anche se il soggetto è autocontraddittorio, che renderebbe vano tutto quanto, in ogni caso ciò che costituisce l’alterità dall’immediato è pur sempre o essere o nulla. Riprendiamo. L’accertamento dell’autocontraddittorietà del soggetto, del predicato, di una proposizione può essere di sue tipi: 1) il soggetto (o il predicato, o entrambi) è autocontraddittorio perché è realizzazione della contraddizione (autocontraddizione) C; ossia la posizione del soggetto non è posizione di tutte le costanti di questo;… Il soggetto di quella proposizione, che afferma che tutto ciò che va al di là dell’ente è essere oppure nulla, quindi, tutto ciò che va al di là di questo non posso affermarlo perché non è presente, non ci sono tutte le costanti, e quindi ecco che è contraddittorio. 2) il soggetto (o il predicato, o entrambi) è autocontraddittorio perché è affermazione esplicita dell’identità di due termini tra loro contraddittori; questa affermazione esplicita manca nel primo caso, dove l’autocontraddittorietà è subita per l’incapacità di porre concretamente ciò che di fatto si pone. Teniamo fermi questi due aspetti: da una parte, l’alternativa, cioè la possibilità di determinare l’altro dall’immediato, questo altro che c’è nell’immediato, che non posso affermare anche se dice che c’è. Perché c’è? Perché non è impossibile che ci sia, non è autocontraddittorio pensare che non ci sia, e se non è autocontraddittorio dobbiamo ammetterlo. Dice, quindi, che o il soggetto si rivela essere impossibilitato a porsi, perché non riusciamo a stabilire tutte le costanti del soggetto di questa proposizione che afferma questa alterità; oppure, questa alterità pone di fatto due elementi che sono incompatibili tra loro, per esempio l’essere e il nulla, che generalmente sono considerati contraddittori. Il toglimento del primo tipo di autocontraddittorietà… Cioè, quella del soggetto che non è possibile porre perché non si possono porre tutte le sue costanti. …è la stessa posizione concreta del soggetto della proposizione;… Come dire che il toglimento di questo tipo di autocontraddizione è la posizione concreta del soggetto della proposizione, perché il soggetto della proposizione prima lo abbiamo considerato come astratto, in quanto lo abbiamo considerato estratto dalla proposizione, fuori dalla proposizione; se lo consideriamo all’interno della proposizione allora rimane la proposizione che afferma il mantenimento di questa alterità. …nel secondo caso quel toglimento è toglimento della proposizione. Nel primo caso la proposizione non si toglie ma rimane perché il soggetto non è più un soggetto astratto ma è soggetto concreto e, quindi, la proposizione viene presa tutta intera. La frase tutta intera è quella che afferma che esiste una possibilità di determinare, come essere o come nulla, ciò che è al di là dell’immediato, l’altro dall’immediato. Dall’altra parte, l’impossibilità dell’accertamento di queste costanti. A pag. 464. Accertare l’autocontraddittorietà del soggetto delle proposizioni del primo tipo… Lui l’aveva pensata così: l’altro dalla totalità dell’immediato è, oppure, l’altro dall’immediato non è, essere o nulla; questo nel primo caso. Nel secondo caso, le proposizioni sono “la totalità dell’immediato non è l’intero” e “la totalità dell’immediato è l’intero”. Sono le due facce di questa alterità. Accertare l’autocontraddittorietà del soggetto delle proposizioni del primo tipo, lungi dall’accertare l’impossibilità del risolvimento dell’alternativa, significa proprio risolvere l’alternativa: risolverla con la posizione categorica dell’identità tra intero e totalità dell’immediato, stante appunto che si sarebbe accertato che il concetto di “altro dalla totalità dell’immediato” è autocontraddittorio. Qui gioca con i termini. Posizione categorica, quindi, affermazione stabilita, dell’entità tra intero e totalità dell’immediato – è il problema centrale – dice, sono identici perché si sarebbe accertato che il concetto di “altro dalla totalità dell’immediato” è autocontraddittorio. Perché? Per le parole che usa, solo per questo: se c’è altro rispetto alla totalità dell’immediato, quello non è più la totalità dell’immediato, ovviamente. Per le proposizioni del secondo tipo è invece immediatamente autocontraddittorio lo stesso progetto di un accertamento dell’autocontraddittorietà del soggetto, giacché il soggetto è la stessa struttura originaria. Il soggetto di questa proposizione che dice “la totalità dell’immediato non è l’intero” è la totalità; e, quindi, dice, è invece immediatamente autocontraddittorio lo stesso progetto di un accertamento dell’autocontraddittorietà del soggetto, giacché il soggetto è la stessa struttura originaria, e cioè la totalità dell’immediato. La totalità è già questa la struttura originaria. Dice che qui non c’è autocontraddizione, perché se parlo di totalità dell’immediato il soggetto della proposizione non è autocontraddittorio in quanto la totalità non è autocontraddittoria. Ciò che lui fa, in questo gioco incredibile con i termini, con le parole, mette in grandissima evidenza la potenza del linguaggio, e cioè il fatto che sia possibile argomentando, come fa lui, giungere a una serie di conclusioni che appaiono vere. Dico appaiono vere, perché qui vero non è altro che l’incontraddittorio, ma come verifico l’incontraddittorio? E, allora, qui veniamo alla questione dolente, che già Severino aveva affrontata nelle pagine precedenti, e cioè l’obiezione che fa Łukasiewicz a Aristotele. Dice Łukasiewicz a Aristotele: tu mi dici che il principio di non contraddizione è a fondamento di tutto ma, per mostrarmi che è a fondamento di tutto, usi il principio di non contraddizione. Questo non è molto corretto, retoricamente sarebbe una petizione di principio. Cosa risponde Severino a questa obiezione di Łukasiewicz? Dice che la questione va presa in un altro modo, e cioè il principio di non contraddizione non è un principio primo, è il risultato, non è un’ipostasi, ma il risultato del fatto che quando affermo qualche cosa affermo quella cosa lì e non un’altra, non la sua contraria. Questo è dato dall’esperienza immediata ed è da questa esperienza immediata che si trae il principio di non contraddizione, e non viceversa. Non è il principio di non contraddizione che pilota queste cose; il principio di non contraddizione risulta dal fatto che, quando affermo una cosa, affermo quella e non un’altra. A pag. 465. È infine autocontraddittorio il progetto dell’accertamento dell’autocontraddittorietà del predicato (“intero”) del secondo tipo di proposizioni sopra indicato, perché l’intero appartiene essenzialmente al senso originario della non contraddittorietà dell’essere (l’essere che non è non essere non è questo o quell’essere, ma è ogni essere, tutto l’essere) e quindi è immediatamente autocontraddittorio progettare l’accertamento dell’autocontraddittorietà della non contraddittorietà originaria. Se la struttura originaria è l’apertura originaria della contraddizione C, essa è insieme la strutturazione originaria della non contraddittorietà dell’essere (ed è appunto il modo in cui tale strutturazione si costituisce che essa è l’apertura originaria della contraddizione C). Perché l’apertura? Perché affermando questo mi trovo di fronte al problema dell’immediato e dell’intero. come faccio a fare coincidere l’immediato con l’intero? Ecco la contraddizione C. è quindi immediatamente autocontraddittorio il progetto di un accertamento dell’autocontraddittorietà di tale strutturazione e dei momenti semantici che in essa si strutturano. Come avete notato, non era semplicissimo approcciare questo capitolo. Volevo dire una cosa rispetto all’architettura di questo testo. Vuole usare una certa proposizione, la proposizione è fatta di un soggetto e di un predicato. Questo soggetto è autocontraddittorio oppure no? Naturalmente ha previsto i casi dell’autocontraddittorietà: un elemento è autocontraddittorio quando tutte le sue costanti non sono presenti nel significato; in questo caso è autocontraddittorio. Quindi, questa modalità è tale che lo porta a un certo punto a considerare invece una possibilità. Qui dirà delle cose che tra l’altro evocano l’esempio di Schrödinger e il suo famoso gatto. Lui pone un gatto dentro una scatola; dopo un po' si chiede se il gatto dentro la scatola è vivo o morto. Finché non apre la scatola ci sono due possibilità, può essere vivo o può essere morto, ma queste possibilità sono vere entrambe. La questione si dipanerà nel momento in cui apre la scatola, ma finché non apre la scatola le due possibilità sono entrambi vere e, quindi, autocontraddittorie in quanto affermano due cose che sono contraddittorie. Pertanto, questa contraddizione permane.